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mercoledì 18 giugno 2014

USA: DAZI SUI PANNELLI SOLARI CINESI. SOLUZIONE GIUSTA?

Prosegue la disputa tra gli Stati Uniti e la Cina sulla commercializzazione dei pannelli fotovoltaici. L’ultima mossa antidumping del Dipartimento del Commercio statunitense è destinata a far discutere. Le autorità americane hanno infatti approvato l’imposizione di dazi su alcuni tipi di pannelli solari cinesi. Le tariffe per l’importazione di prodotti che contengono alcune specifiche componenti saranno superiori nella misura del 18.56% e fino al 35.21%.

Gli Stati Uniti giustificano l’introduzione di nuovi dazi sui pannelli solari cinesi, sostenendo che i produttori orientali avrebbero beneficiato di sovvenzioni sleali, che di fatto minerebbero la stabilità dell’industria solare americana. Questa nuova misura si è resa necessaria perché le tasse imposte dagli Stati Uniti sulle celle solari prodotte in Cina e importate in America sarebbero state aggirate dalle aziende cinesi. Spesso infatti i produttori cinesi producevano le celle solari a Taiwan con materie prime cinesi per poi assemblare i pannelli in Cina. Una lacuna nelle misure antidumping prontamente colmata dagli Stati Uniti.
L’annuncio di nuovi dazi sui pannelli fotovoltaici cinesi ha riscosso ovviamente la soddisfazione delle aziende americane, che vedono le loro principali rivali sul mercato in una posizione meno vantaggiosa. Tuttavia le aziende cinesi non soffriranno eccessivamente per queste misure, dal momento che gli Stati Uniti rappresentano appena il 10% del loro mercato di vendite. A pagarne le conseguenze sarà però l’intero settore del solare. Il mondo ha bisogno di tecnologie a basso costo per la produzione di energia rinnovabile e qualsiasi misura rallenti questo percorso, anche se attuata per fini commerciali, rappresenta un passo indietro per un solare meno costoso e più competitivo.
Gli Stati Uniti e la Cina dovrebbero trovare un altro modo per risolvere la loro diatriba commerciale. Inoltre la Cina dovrebbe impegnarsi maggiormente per ridurre l’impatto della produzione dei suoi pannelli, che secondo recenti studi sono più inquinanti di quelli americani ed europei, alla luce dell’impiego massiccio nelle fabbriche e nelle miniere di energia elettrica prodotta dalle centrali a carbone.

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